mercoledì 6 aprile 2011

Nel paese delle creature selvagge

Nel paese delle creature selvagge
Fantasy / Commedia / Drammatico
(2009)



Spike Jonze alle prese con il libro illustrato di Maurice Sendak “Nel paese dei mostri selvaggi”. Il nostro, vedovo dello sceneggiatore Charlie Kaufman, realizza una commedia fantasy dalle tinte fosche in cui enormi pupazzi bestiali e per l'appunto selvaggi rapiscono l'attenzione dello spettatore, incantato da questa strana alchimia di dolcezza infantile e istinto primordiale. Il protagonista Max è un bambino vivace, forse troppo. La sorella maggiore è abituata a stragli alla larga, dedicandogli al massimo qualche sguardo pietoso. Il padre è assente e la madre troppo presa dal lavoro per occuparsi di lui. Max, durante un eccesso di euforia, arriva addirittura a morderla, scatenandone un'ira quasi schifata. Fugge di casa e dopo uno straordinario viaggio in barca approda su un'isola abitata da mostruose creature, alle quali si presenta come un re. Viene accolto dalla tribù, che su proposta di Max inizia a costruire un regno dove tutti sarebbero vissuti assieme, tranquilli e felici. Ma le cose non andranno così. Il gruppo è un ritratto famigliare di Max, il quale a sua volta è riflesso in Carol, il più infantile e pericoloso nei sue eccessi d'ira. La madre, traslata in KK, rappresenta la componente più matura ma ancora incompleta, incapace di fronteggiare le sfuriate di Carol, dinnanzi alle quali preferisce voltare le spalle e fuggire. La sorella e il suo ragazzo (Judith e Ira) seminano discordia, rispecchiando una fase adolescenziale di insicurezza e incapacità di comprendere appieno le situazioni relazionali in cui ci si trova coinvolti. Alexander è così docile da non essere mai preso in considerazione, è il Max in cerca di comprensione, mentre Bernard è un burbero toro sempre sulle sue, cioè il Max più introverso, due figure estreme che proprio per questi comportamenti eccessivi sono isolate nel gruppo (e che se fuse darebbero il lunatico Carol). Durante la convivenza egoismi e infantilismi destabilizzeranno i rapporti fino a portare Max alla soluzione estrema dell'esilio, in un finale in cui un'importante fase di maturità sboccia in tutti. Un'ottima fotografia incornicia scenografie fiabesche; deserti digitali e boschi si rivelano tanto meravigliosi quanto insidiosi, in perfetta sintonia con le proiezioni mentali del giovane Max, che, abituato a isolarsi nelle sue avventure, arriva a viverle con tale intensità da renderle palpabili. La colonna sonora, composta da Karen O and the Kids, contribuisce notevolmente a mantenere l'atmosfera fanciullesca. Un viaggio onirico, un'avventura di formazione vissuta in bilico tra il gioco e il pericolo, l'infanzia che lotta con fauci e artigli.
Per quanto è stato detto fino ad ora sembrerebbe un film veramente entusiasmante e ricco di spunti. In realtà mi ha detto veramente poco, seppur magnificamente realizzato a livello visivo, seppur commovente e divertente nell'insieme, non è mai decollato, non mi ha mai realmente emozionato, mi ha fatto lo stesso effetto di uno stupendo giocattolo che una volta scartato annoia dopo pochi minuti. È potenzialmente interessante sotto molti aspetti, ma solo potenzialmente. Non bastano l'atmosfera fiabesca (ma non troppo) o i costumi bestialmente teneroni o le bizzarrie digitali a lasciare a bocca aperta. Resta pur sempre un film particolare e non mi sento di sconsigliarne la visione, ma non riesco nemmeno a unirmi agli entusiasti che sono riusciti a emozionarsi.

VOTO: 5,5