venerdì 13 febbraio 2009

Current 93 - All the pretty little horses

Current 93 – All the pretty little horses
Neofolk
(1996)



Non so bene da dove cominciare per recensire questo album. Inizio col dire che l’avrò ascoltato quasi cinquanta volte e lo ritengo ormai uno dei miei album preferiti di sempre, un masterpiece non solo del neofolk ma della musica in generale. È incredibile come David Tibet sia capace di mettere in musica quegli aspetti più malinconici della nostra vita riuscendo a fare breccia nelle viscere, fino al cuore. È incredibile soprattutto come sia riuscito a musicare ciò che noi riteniamo unico, personale, solo a volte condivisibile: il ricordo. Il ricordo della gioventù perduta, di un passato che non ritornerà mai più. “The Frolic” è l’espressione definitiva di questo sentimento, pezzo che mischia una potente dose di malinconia ad una sensazione di violenta transizione, la crescita, che annienta l’innocenza e ci trasforma in un qualcosa che forse mai avremmo creduto di divenire (“I have become what I hate”). “The Blood Bells Chime” ne è un’ ulteriore conferma, oltre ad essere, assieme a “The Frolic”, uno dei picchi dell’album: intensa, incalzante, struggente. Necessaria puntualizzazione: l’album si rifà alla filosofia “Patripassianista”, un insegnamento (non ortodosso) che esprime il dolore che Dio prova per il figlio crocifisso. Difatti Dio è concepito come trinità (padre, figlio e spirito santo) ma il fatto che soffra (addirittura più del figlio) è considerato inconcepibile (in quanto Dio non prova dolore). È questo un modo per annullare la divisione tripartita della divinità: Dio, secondo il Patripassianismo, non esiste in tre differenti entità, bensì appare soltanto in questo modo, essendo in realtà uno ed unico. Ora, David Tibet è un personaggio decisamente bizzarro e la sua conoscenza della religione cristiana è sicuramente approfondita, quindi non ho i mezzi per interpretare il modo in cui sfrutta i testi sacri inserendoli nelle sue composizioni. Posso però dare un’interpretazione personale circa l’utilizzo della filosofia patripassianista in questo album. Il protagonista (cioè l’io ormai invecchiato, un ego in cui ogni ascoltatore si può rispecchiare) incarna il Dio patripassianista; soffre più del figlio, cioè quel ragazzino che gli torna spesso in mente, nient’altro che lui stesso. È un album in grado di far scaturire un vortice di emozioni intense, dal dolore alla malinconia, momenti dolci e fanciulleschi (vedi la title-track) ed altri apocalittici e desolanti. Notare il particolare utilizzo delle urla bambinesche, che fanno da sottofondo ad alcune canzoni; fate caso a come riescano ad intrecciarsi nel tessuto sonoro creando delle visioni annebbiate. Non so voi ma io sono solito associare, non saprei dire se per volontà mia o se a causa di processi cerebrali a me ignoti, dei colori ai ricordi. Degli aloni diciamo, che fanno da patina a certe situazioni rimaste impresse. Il verde, l’arancio, il giallo, l’azzurro. È bizzarro come in numerosi passaggi di questo capolavoro mi pare di assistere al plasmarsi di veli colorati, a volte impercettibili, a volte simili a densa vernice che scorre e assorbe ciò che trova sul suo cammino. Un altro modo in cui percepisco i ricordi è come gocce di rugiada coagulate nello spazio e nel tempo, trasformatesi in piccole perle incastonate nelle ragnatele cristalline dell’infinito. In altri passaggi mi sembra davvero di assistere alla visione di un’infinità siderale dove rispendono, glaciali, gli astri, solitari ed imperituri.
Non è il caso di passare in rassegna ogni pezzo (l’apice, comunque, credo sia raggiunto dal trittico “The Blood Bells Chime” – “The Frolic” – “All The Pretty Little Horses”), è un’opera che difficilmente si può riuscire a frammentare senza perdere passaggi intensi. Essere riusciti a trascrivere in musica un aspetto così fondamentale, personale e profondo della nostra vita ritengo sia stata un’impresa veramente eccezionale, un momento in cui l’arte supera sé stessa.

VOTO: 9

Tracklist :
1. "The Long Shadow Falls" – 2:15
2. "All the Pretty Little Horsies" – 2:35
3. "Calling for Vanished Faces I" – 1:50
4. "The Inmost Night" – 2:16
5. "The Carnival Is Dead And Gone" – 3:11
6. "The Blood Bells Chime" – 3:00
7. "Calling for Vanished Faces II" – 4:10
8. "The Frolic" – 8:11
9. "The Inmost Light" – 1:45
10. "Twilight Twilight, Nihil Nihil" – 8:22
11. "The Inmost Light Itself" – 9:29
12. "All the Pretty Little Horses" – 2:34
13. "Patripassian" – 5:49
14. (hidden track - a reading by Thomas Ligotti)

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