martedì 17 febbraio 2009

Death In June - But, what ends when the symbols shatter?

Death In June - But, what ends when the symbols shatter?
Neofolk
(1992)



Stupendo pilastro del neofolk, assieme a "Rose Clouds of Holocaust" (altro capolavoro) il più accessibile della discografia DIJ ma non per questo da sottovalutare. Douglas Pearce, padrino del filone neofolk assieme a David Tibet (leader dei Current 93), un personaggio un po' controverso e spesso al centro di numerose polemiche registra questo album in un periodo di "crisi" (spirituale? mistico-religiosa? "politica"?). Il risultato sono dodici pezzi introspettivi, malinconici, onirici in grado di evocare quel malessere che permea l'animo di un uomo affranto dinnanzi al costante decadere dell'Occidente, del Vecchio Continente, quest'Europa svenduta alle lobby, alle multinazionali, ai banchieri. La morte di gloriose civiltà vista ormai con un certo distacco e con la freddezza di chi sa di avere perso la partita. Questa sensazione di sconfitta accresce l'atmosfera decadente che caratterizza l'album, che scorre veloce come la brezza autunnale. Tra tutti i pezzi, ognuno di elevato spessore, spiccano la sensazionale "Daedalus Rising", cantata da David Tibet, un fiume cristallino di lacrime che si infrange al crepuscolo, "Little Black Angel", un classico della band, dall'incedere quasi marziale che si conclude con un triste e disincantato solo di tromba. "Hollows of Devotion" scuote le più intime corde dell'io, scava nell'anima, a dimostrazione che uno spirito in grado di smuoverci forse ancora esiste. Chiude l'album la title-track "But, what ends when the symbols shatter?", un grande interrogativo sulla vita, il senso che nasconde, uno straziante inno dal gusto nichilista. Cosa aspettarsi da questo album a livello prettamente musicale? Un neofolk "puro" e semplice (pur nella sua potenza evocativa), una stupenda voce profonda, alcuni strumenti quali synth e trombe che fanno da cornice e una colonna vertebrale composta dall'acustica di Pearce. Album seminale di una (one man)band altrettanto fondamentale.

VOTO: 9,5

Tracklist:
1. "Death Is the Martyr of Beauty" – 3:50
2. "He's Disabled" – 4:08
3. "The Mourner's Bench" – 2:31
4. "Because of Him" – 3:46
5. "Daedalus Rising" – 4:52
6. "Little Black Angel" – 4:18
7. "The Golden Wedding of Sorrow" – 3:36
8. "The Giddy Edge of Light" – 5:07
9. "Ku Ku Ku" – 1:52
10. "This Is Not Paradise" – 5:27
11. "Hollows of Devotion" – 3:29
12. "But, What Ends When the Symbols Shatter?" – 3:15

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