venerdì 13 febbraio 2009

Electric Wizard - Dopethrone

Electric Wizard - Dopethrone
Doom
(2000)



Un macigno da portare in groppa fino al Golgotha, dove verrai crocifisso al termine del supplizio. Una colata di catrame che ti strappa la retina dagli occhi, una sbonghettata infernale che si propaga come una nube tossica. Questo Dopethrone è l’album più tirato ed estremo degli Electric Wizard, considerato uno degli album più pesanti di sempre. Chi è il mago elettrico? Sono quattro tossicomani inglesi (in principio tre, negli anni si aggiunse la moglie di Jus, Liz, alla seconda chitarra) figli del doom più classico e non solo (tanto Black Sabbath e zio Ozzy quanto i primi Cathedral) mischiato ad una certa componente punkeggiante, il tutto in una salsa così lisergica ed acida da strapparti le orecchie e fonderti il cervello. Nei loro lavori troviamo anche numerose influenze psichedeliche che però in questo Dopethrone sono praticamente assenti. Non mancano mai feedback e drone inseriti qua e là, diversi giri di chitarra melodici (ma sempre molto sporchi) ed inserti tratti da questo o quel film horror (preferibilmente di serie B). Le tematiche inoltre calzano a pennello: caccia alle streghe, racconti di Lovecraft, alchimia, esoterismo, trip allucinogeni. Non inventano nulla quindi, ma miscelano e reinterpretano un genere (il doom) in un modo decisamente originale e personale, rendendolo veramente nero, visionario e sconvolgente. “Vinum Sabbathi” apre le danze e subito ci si scontra con questo mastodontico essere, che ti circonda come una colata di magma e ti affonda in un abisso. L’incedere è lento e inarrestabile. Segue il loro pezzo migliore, pietra miliare del doom, “Funeralopolis”, introdotto da un giro di chitarra malsano, che cresce, affondandoti i suoi tentacoli nel cranio, come una lamiera che taglia carne ed ossa, scaraventandoti sulle macerie di un futuro post-atomico. Solo nella più totale distruzione e desolazione. Ma quanto cazzo non mi intrippa? Segue “Weird Tales…” dove i tempi vengono rallentati e nella seconda metà del pezzo (dalla durata di un quarto d’ora) assistiamo ad un passaggio atmosferico / drone. Con “Barbarian” si riprende la sfuriata che cessa nella successiva “I, the Witchfinder”, sulla scia di “Weird Tales…”, altro trip che si protrae fino alla fine in un giro di chitarra acido e quasi psichedelico. Un brevissimo intermezzo strumentale (“The Hills Have Eyes”) ci apre un altro classicone, “We Hate You”, straziante anti-ballad. Chiude il tutto la title-track “Dopethrone”, lenta ed inarrestabile, che nonostante i suoi 20 minuti di durata si interrompe a metà lasciandoci 10 minuti di silenzio che si concludono con il sample di un qualche film. Consigliato a chiunque anche se per molti sarà dura digerire queste sonorità, decisamente cacofoniche e spiazzanti.

“…Nuclear warheads ready to strike, this world is so fucked, let's end it tonight…”

VOTO : 8+

Tracklist:
1. "Vinum Sabbathi" – 3:06
2. "Funeralopolis" – 8:43
3. "Weird Tales" – 15:04 I. "Electric Frost" II. "Golgotha" III. "Altar of Melektaus"
4. "Barbarian" – 6:29
5. "I, The Witchfinder" – 11:04
6. "The Hills Have Eyes" – 0:46
7. "We Hate You" – 5:08
8. "Dopethrone" – 20:48
9. "Mind Transferral" – 14:54 (reissues only)

2 commenti:

  1. Sono incappata qui per caso, qualche settimana fa. Mi sono incuriosita e mi sono messa alla ricerca dei loro cd. Ti ringrazio.

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