sabato 14 febbraio 2009

Death In June - Nada!

Death In June – Nada!
Darkwave / Neofolk
(1985)



L’album più sottovalutato dei DI6. Dopo la dipartita di Wakeford dal progetto della Morte in Giugno Pearce, assieme al mai troppo rimpianto Patrick Leagas, intraprende quella svolta folk (qui ancora molto embrionale) che due anni più tardi darà vita al celebre “Brown Book”, a detta di molti il capolavoro del gruppo. Ottimo album, nulla in contrario, ma ritengo che sia proprio la causa principale della scarsa considerazione di cui gode questo “Nada!”. Parlavo di una svolta folkloristica ma bisogna specificare che si tratta ancora di vagiti, accenni a quello che negli anni diverrà un marchio della musica di Douglas Pearce. Fondamentalmente si tratta di un album darkwave con forti influenze marziali. “The torture garden” ci accompagna in un mondo grigio, desolato, un’ introduzione corale che recita “The will to power / The will to war / For the world is hell / The bleak wind blows”. Le porte dell’ inferno sono spalancate ma non è un inferno dantesco, l’immaginario generato appare come una pianura gelida e spoglia battuta dal vento, in un epoca non ben definita (a tratti post-medioevale, si aggira uno spirito vagamente inquisitore). Spesso pare di essere sospesi nel nulla, come se un bardo malinconico cantasse le disgrazie e le condanne dell’umanità con totale distacco, solitario ed impassibile. “Last Farewell” è una strumentale agghiacciante, una semplice melodia di synth distorta sufficiente ad intensificare il senso di disagio generato dalla prima traccia. Scorrendo fino a “The Honour of Silence” pare di tornare al principio, una sorta di dichiarazione, un avvertimento, molto simile alla prima traccia: si tratta infatti dell’intro dell’LP originale, le prime quattro tracce che si trovano ora su cd sono state aggiunte solo nel ’91. Dico “si trovano ora su cd” per semplificare, in realtà reperire un qualsiasi album dei DI6 è un’impresa impossibile, a meno che non si abbia intenzione di pagare col sangue quei pochi fortunati che posseggono qualche copia e la rivendono on-line(*). Tornando a Nada!, è con “The Calling (MK2)” che i ritmi si fanno più incalzanti e marziali, il tutto in una salsa vagamente paranoica e profetica, mentre “Leper Lord” è un breve pezzo sorretto dall’acustica di Pearce (neofolk-evolution part one). “Rain of Despair” è caratterizzata da un base elettronica che rimanda vagamente alla dance, alla quale si sovrappone un canto sussurrato e quasi strozzato, a tratti stonato, come una presenza impalpabile, negativa e nichilista (“These Things You See / All Mean Nothing”). Con “Foretold” si ritorna alla plumbea atmosfera di “Last Farewell”, una melodia cupa che fa da sfondo a struggenti dichiarazioni pessimiste, “Behind the Rose (Fields of Rape)” è un ulteriore dimostrazione dell’evoluzione folk intrapresa dai DI6, pezzo che potrebbe essere tranquillamente inserito in “Brown Book” (neofolk-evolution part two). Con “She said destroy” siamo di fronte ad un classico della band, drumming deciso ed aggressivo, cantato ispirato e profetico, acustica in rilievo (neofolk-evolution part three). Apocalittiche visioni di una Lei (“She”) che semina morte e rovina, immagini di corpi accatastati, soffocati dal gas (“Into that darkness / Into that darkness / The bodies collapsed / Swollen with gas”); riferimenti al periodo nazista? Vi è sicuramente un certo interesse da parte di Pearce nel descrivere le atrocità della seconda guerra mondiale, che ben si inseriscono nel mosaico di disperazione di Nada!. Ovviamente non si tratta di apologia, come molti ignoranti detrattori continuano a sostenere, in una sorta di caccia alle streghe sostenuta superficialmente, desiderosi di costruirsi un’immagine da militante (della domenica). È chiaro che l’intento è quello di ricreare un’atmosfera malsana e decadente, volta a definire un’epoca tetra e brutale. “Carousel” è l’unico momento in cui si respira un’aria più ottimista, anche se in realtà è recitato un altro malinconico lamento sulla miseria e l’impotenza umana ("Born To Crawl / We Climbed in Vain / Destined To Fall / Into Graves"). Degna di nota la base, molto trascinante. “C’est un Rêve” nasce con suoni distorti e sfocia in un canto lirico a cui vengono sovrapposti beat bellicosi ed una voce marziale; ci troviamo davanti ad una vera e propria marcia militare e anche qui siamo costretti a lasciare alle nostre spalle ogni speranza ("Liberté / C'est un rêve – Libertà / è un sogno"). Chiude l’album uno dei pezzi migliori del repertorio DI6, “Crush my soul / Crush my love” (nella seconda edizione “love” si sostituì a “soul”). È il riassunto di un intero viaggio nei più oscuri e solitari meandri della mente umana, un’esplosione nichilista, un inno alla disperazione che racchiude l’essenza di Nada!.
Si tratta quindi di un album da avere ed ascoltare attentamente, senza lasciarsi ingannare dalla composizione a tratti acerba, minimalista e in certi momenti ripetitiva. Il primo piccolo capolavoro di una band seminale, culla e pilastro del neofolk.

“A Broken Dream
Hangs Over Life
I Feel No Pain
I Feel Nothing
Like Empty Shells
Like Coffins Dead
Just Emptiness
Just Emptiness
Judas”

VOTO: 8+

Tracklist (1991 CD version):
1. The Torture Garden
2. Last Farewell
3. The Calling
4. Doubt to Nothing
5. The Honour of Silence
6. The Calling (MK2)
7. Leper Lord
8. Rain of Despair
9. Foretold
10. Behind the Rose (Fields of Rape)
11. She Said Destroy
12. Carousel
13. C'est un Rêve
14. Crush My Love


(*) Nell'ultimo periodo sono state comunque prodotte numerose ristampe di gran parte della discografia dei Death In June. Quando avevo scritto la recensione ancora non si trovava praticamente nulla (tranne, come già scritto, album rivenduti da privati).

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